lunedì 7 luglio 2008

Alcune notizie

Riportiamo qui un estratto dal sito dell'Orto Botanico di Pavia - http://www.horti.unimo.it/cd/Pavia/Paviahome.html


E' probabile che fin dal 1520 esistesse un Orto con collezioni di piante officinali presso l'abitazione in Pavia di Leonardo Leggi, Lettore di "Medicina Pratica Ordinaria", ma l'ubicazione di questo primo Orto rimane incerta, come pure è probabile che esso abbia cambiato sede più volte durante il Lettorato dei Semplici nel quale si successero una trentina di Lettori, fino al 1763, quando diventa Lettore Fulgenzio Vitman, cui si deve l'opera di sensibilizzazione e persuasione delle autorità competenti al fine di creare una struttura adeguata per l'insegnamento della Botanica.

E grazie all'operosità di Vitman finalmente nel 1773 prende corpo l'attuale Orto Botanico di via S. Epifanio, istituito con decreto del Plenipotenziario di Casa d'Austria a Milano, Conte Carlo Firmian.
In pochi anni l'Orto viene sistemato e gli edifici dell'ex convento lateranense di S. Epifanio destinati all'Istituto di Botanica.
Nel 1776, essendo Direttore Valentino Brusati, vengono edificate anche le serre su progetto dell'Arch. Piermarini, dapprima in legno, poi in muratura. Ma il merito di una sistemazione completa va soprattutto ad Antonio Scopoli, che diresse l'Orto botanico dal 1777 al 1778 e che dell'Istituto ed Orto Botanico dell'Università di Pavia fu lo studioso più noto.
L'Orto Botanico subì nel corso degli anni numerose trasformazioni fino ad ampliarsi nel 1887, occupando gli attuali 3 ettari circa (comprese le superfici coperte dagli edifici e dalle serre).
Nel secondo dopoguerra venne radicalmente trasformata la facciata dell'Istituto, che fu liberata di una lunga serra che vi erano addossata e venne arricchita con l'ampio scalone frontale abbracciante la fontana circolare, così da restituire unità architettonica alla facciata stessa.
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mercoledì 2 luglio 2008

Un fiore un segno...Anche per lo zodiaco!


ARIETE dal 20 Marzo al 1 9 Aprile
Elemento: Fuoco
Il fiore: Gerbera

TORO dal 19 Aprile al 20 Maggio
Elemento: Terra
Il fiore: Rosa

GEMELLI dal 20 Maggio al 21 Giugno
Elemento: Aria
Il fiore: Lilium

CANCRO dal 21 Giugno al 22 Luglio
Elemento: Acqua
Il fiore: Anturium

LEONE dal 22 Luglio al 22 Agosto
Elemento: Fuoco
Il fiore: Girasole

VERGINE dal 22 Agosto al 22 Settembre
Elemento: Terra
Il fiore: Orchidea

BILANCIA dal 22 Settembre al 23 Ottobre
Elemento: Aria
Il fiore: Giglio

SCORPIONE dal 23 Ottobre al 22 Novembre
Elemento: Acqua
Il fiore: Margherita

SAGITTARIO dal 22 Novembre al 21 Dicembre
Elemento: Fuoco
Il fiore: I fiori di pesco
CAPRICORNO dal 22 dicembre al 20 gennaio
Elemento: Terra
Il fiore: Rose colorate

ACQUARIO dal 21 Gennaio al 20 Febbraio
Elemento: Aria
Il fiore: Rosa rossa

PESCI dal 21 Febbraio al 20 Marzo
Elemento: Acqua
Il fiore: Lisiantus

Ilaria vince il premio per il fiore più assurdo...per chi come me è sempre sopravvissuto senza conoscerlo, ecco la foto...

Lisiantus

Incantesimi Floreali

Incantesimo del quadrifoglio
Se una ragazza fa scivolare nella sua scarpa sinistra un quadrifoglio e poi si lega attorno alla fronte una ghirlanda di mirto e trifoglio, vedrà le Fate non appena sorge la luna.

Incantesimo della foglia di quercia
Se una ragazza profondamente innamorata si reca con il suo corteggiatore in un luogo solitario nei prati, nei boschi o nella brughiera, e colloca una foglia di quercia nella sua scarpa e in quella del suo innamorato, e se entrambi attendono contemplando il loro amore e confessandolo l'uno all'altra mentre scende la sera e le stelle appaiono, potranno con pazienza vedere il popolo fatato venire a far capriole e a giocare nei luoghi selvaggi.

Oroscopo Celtico: un modo per scoprire che albero sei...

Per i gli antichi Celti l’albero rappresenta il ciclo della vita e la possibilità di mettere in relazione le tre parti del cosmo: il sottosuolo (le radici), la terra (il tronco) e il cielo (la chioma). I Druidi, sacerdoti di questo popolo, furono grandi osservatori degli eventi celesti e suddivisero il percorso del sole in settori ad ognuno dei quali attribuirono un albero che, per le sue caratteristiche, più si adattava a quel momento dell’anno.
Questi sono i nostri profili:

Elisa = Pioppo dal 4 all'8 Febbraio - dall'1 al 14 Maggiodal 5 al 13 Agosto - dal 3 all'11 Novembre

Questi alberi sono consacrati al regno degli eroi morti in battaglia ed i nati nel segno del Pioppo sembrano ereditare la consapevolezza della vanità dell'esistenza, ed una predisposizione al pessimismo. Sono individui contemplativi che spesso amano indugiare lo sguardo sulle bellezze della natura, anche se a volte il loro eccessivo senso critico non permette loro di godere appieno dei piaceri della vita.La tendenza a rinchiudersi in se stessi va combattuta frequentando i solidi Meli e le Querce, ricche di energia.I Pioppi sono in genere degni di fiducia e sanno esprimere la loro gentilezza e un reale senso di responsabilità. Il Pioppo dovrebbe evitare il lacrimoso Salice ed alimentare la propria sete di sapere presso i sapienti Tigli.

Ilaria = Pino
dal 19 al 29 Febbraio - dal 24 Agosto al 2 Settembre

Dall'adolescenza in poi il nato sotto il segno del Pino amerà la perfezione, un certo ordine, e anteporrà spesso il dovere al piacere. Queste caratteristiche, assieme alla consapevolezza della sua forza fisica, fanno spesso sì che il Pino nutra profondo disprezzo per i compromessi, e che non sia molto interessato alle pene degli altri. Si tratta di un segno intelligente, ma oltremodo implacabile, e conduce i suoi affari, denaro, amore, carriera, senza un minimo segno di cedimento. In questa barriera impenetrabile si crea un varco solo per lasciar penetrare l'amore: il fuoco della passione travolge il Pino e lo lascia senza difese in preda ad un sentimento più forte di qualunque altra cosa. L'antipatica tendenza al perfezionismo dei nati sotto questo segno potrà correggersi grazie agli impulsi sentimentali accumulati durante gli anni. Un po' della follia dei Bagolaro potrà non guastare.
Veronica = Abete
dal 2 all'11 gennaio - dal 5 al 14 luglio
L'Abete è stato considerato con rispetto fin dalla notte dei tempi ed è uno degli alberi più antichi. Eterno scopo della vita dei nati sotto questo segno è la ricerca, votata verso la verità e verso gli ideali. L'Abete è vitale e battagliero e non rinuncia mai alla lotta in qualunque campo con chi lo vuole superare. Si lascia però poi andare in un'ondata di tristezza al momento dell'inevitabile vittoria. L'Abete è un amante fedele e totale, a volte addirittura soffocante in alcune manifestazioni.È onesto ma suscettibile. La positività del Castagno e della Betulla sono in grado di conferire ulteriore sano vigore ai nati sotto questo segno, e di fornire le spinte necessarie per migliorare e progredire. L'Abete nell'età più matura è una persona deliziosa, per niente acida o lamentosa, anche se l'ambizione spesso soffoca la sua esuberante e simpatica energia.L'Abete è sia intimorito che attratto dalla metafisica e, se cede al richiamo di questa materia, diventa un esperto conoscitore del mondo astratto e fantastico.

FIORI E LEGGENDE...

La leggenda dei girasoli:
"Bella e il suo Signore"

In un villaggio viveva una giovinetta che si chiamava Bella, e faceva onore al suo nome, poiché possedeva la bellezza di una mattina d'estate, ma anche la natura mutevole e pericolosa del fuoco; i suoi occhi luminosi non erano mai rivolti umilmente verso la terra: perché Bella era della razza dei servi, ma aveva nel cuore la fierezza dei padroni.Quando giunse anche per lei il tempo dell'amore, venne dai parenti promessa in isposa al contadino di un villaggio vicino. Anche per il giovane era tempo di nozze, e così acconsentì di buon grado, rassegnato anche ad accettare, se non si fosse riusciti ad eluderla, la barbara usanza dei padroni. Contrastarla apertamente, del resto, era impossibile: significava condannarsi a morte.Alla festa del fidanzamento, quando i due si incontrarono per la prima volta, gli occhi di lui caddero finalmente sulla giovane promessa sposa ed in petto prese ad ardergli una fiamma finora sconosciuta. Bella vide quella fiamma negli occhi dell'uomo che gli era stato promesso e scambiò quell'ardore per lo stesso orgoglio che animava lei, pronta alla morte, ma non al disonore.Giunse infine il giorno delle nozze, che si sperava restassero segrete. Ma troppo bella era la sposa, troppa invidia avevano suscitato lei con la sua bellezza e lui per essere stato il prescelto. E notizia di ciò giunse anche al loro Signore, ed il Signore arrivò non invitato alle nozze, curioso di vedere se era il caso di esigere ciò che la legge gli riconosceva come diritto.Pronta a tutto, Bella levò gli occhi fieri verso quell'uomo che pretendeva di possederla e qualcosa, negli occhi chiari di lui, spalancati a leggerle sul viso quella sua bellezza di fuoco, per un attimo le fece sognare un mondo diverso, credere che esistessero anche per lei diverse possibilità...... Affascinato, il Signore si immobilizzò, tentato di rispettare quell'intatta bellezza. Per un attimo, persino il tempo parve arrestarsi, e le foglie degli alberi cessarono di stormire, e si quietò il cinguettio degli uccelli e tacquero gli abitanti del villaggio, stupiti, in attesa.Ancora esitante, il Padrone volse intorno lo sguardo, e vide accanto a Bella, lo sposo che le era destinato, il contadino col capo chino, pronto alla rinuncia e al disonore. "Per essere di costui, puoi anche esserlo dopo che ti avrò preso" sogghignò, dimentico di quel suo breve istinto di nobiltà e trascinò con sé Bella in un vicino campo di girasoli per farla sua. La fanciulla però riuscì ad impadronirsi del pugnale che l'uomo portava sempre con sé, e rapida come una lingua di fiamma lo diresse verso colui che voleva disonorarla. Ucciderlo, e poi uccidersi, e andarsene per sempre, ma intatta. Questo Bella aveva nel cuore. Eppure....quegli occhi chiari che per un interminabile momento l'avevano guardata come una donna, quella ardente, spavalda giovinezza di lui cui tanto prometteva la vita....lei invece, lei era comunque condannata: ad essere di quell'uomo, e poi di quell'altro, che ancora immobile, a capo chino, aspettava.Così Bella, in un istante, decise, e deviò il corso della lama, e rapida se la conficcò nel cuore.Bella cadde tra i grandi fiori, che si piegarono su di lei, nascondendola. Il Signore, sconvolto, spronò il suo cavallo, lontano da quel luogo di morte.Si racconta che, ossessionato dai fieri occhi di lei, e dalla generosità che gli aveva risparmiato la vita, cominciasse a vagare per le sue terre, ovunque ordinando che venissero abbattuti i girasoli, sicché neppure un campo restasse a ricordargli l'episodio di cui ormai si vergognava. Si dice che egli vagasse per tutta la vita che gli rimase da vivere, spingendosi sempre più lontano, sempre distruggendo i grandi fiori che incontrava al suo passaggio. Fu così che i grandi fiori del sole scomparvero dalle terre d'Europa, per ritornarvi poi provenendo dagli Stati Uniti d'America.In luglio, la strada statale che da Parma conduce a Mantova, è un'unica, solare, bellissima distesa di questi fiori inondati di luce, a motivo di quella storia lontana condannati a piegare il capo nella direzione del sole, a ricordo della viltà degli abitanti del villaggio.Sempre, però, tra la gran massa, per lo meno una coppia di girasoli si erge diritta nei campi, ed entrambi levano il capo superbo verso il cielo, a ricordo della triste storia di Bella e del Signore che non ebbe il coraggio di amarla.

AT THE BOOKSHOP 3






Altri petali di carta...
Per una piccola biblioteca del verde...

AT THE BOOKSHOP 2


Cosa vuoi dire essere dalla parte delle piante ma contro il giardino? Sulla scia di un senso di saturazione di fronte a spazi verdi sopraffatti dal design e dal mercato, dove le piante vengono trattate come oggetti, violate nei loro tempi e modi di crescita, piegate alle mode col loro ordine effimero, una scrittrice e un paesaggista iniziano uno scambio epistolare. Di lettera in lettera emerge una poetica che, attraverso la cura del paesaggio e del patrimonio botanico, osa un'intensa dichiarazione d'amore per il giardino inteso come il luogo privilegiaro dove si rinnova il nostro dialogo interiore con la natura, ricordandoci quanto noi stessi ne facciamo parte.
UN BRANO ...
"Fare un giardino, in fondo, è un modo di invocare la natura, enunciare una sorta di preghiera in cui si sussurra la speranza di non averla ancora perduta. Per questo, non importa quali siano il disegno o le piante scelte, un giardino ci potrà persuadere solo quando trasmetterà sommessa la sensazione che vi vibri una qualche invisibile corda che riconnetta a un non so che di sorgivo e forse selvatico. Chiamiamolo il nostro antico cercare, tra le piante, la vita."